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Sicurezza del personale sanitario

Sicurezza del personale

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È capitato almeno una volta, ad ognuno di noi, di criticare o volgere lamentele sul lavoro svolto dal personale sanitario durante una prestazione, un ricovero, o durante l’attesa di ricevere un esito. A volte, queste lamentele si tramutano in aggressività verbale, mentre nei casi più estremi si ricorre alla violenza fisica.

La crescita degli episodi di violenza contro gli operatori del settore sanitari.

Il 62% degli operatori sanitari ha dichiarato di esser stato vittima di violenza sul suo posto di lavoro: la violenza verbale è la forma più comune di abuso, seguita poi da minacce, aggressività fisica e anche molestie sessuali. Gli aggressori sono pazienti, ma più comunemente i parenti ed i visitatori di questi ultimi. Le categorie preda di questi attacchi sono gli infermieri, il personale più a stretto contatto con il paziente durante il processo di cura, ma anche il personale del pronto soccorso e medici. L’INAIL ha registrato 4800 e più aggressioni dal 2019 al 2021.

Ma cosa succede quando un operatore viene colpito fisicamente? Viene avviata la pratica di infortunio sul lavoro, spesso il professionista colpito è costretto ad assentarsi dal posto di lavoro. In un momento storico in cui la sanità risente della mancanza di personale, anche la sostituzione del professionista coinvolto nell’infortunio viene meno, riducendo la qualità dell’assistenza, aumentando i tempi di ospedalizzazione e quindi i costi e questo porta inevitabilmente ad ulteriore lamentele: un circolo vizioso!

Reparti della sanità mentale.

Un altro fenomeno da non sottovalutare è l’aumento delle aggressioni nei contesti psichiatrici e psicogeriatrici, dove il personale è sempre meno ed il malato imprevedibile. Manca del personale che vigili sulla salute e sicurezza degli operatori, ma anche degli altri utenti.

Un esempio che mi è vicino è il paziente psichiatrico che ha, letteralmente, distrutto il Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura dell’Ospedale Civile Di Baggiovara, a Modena dove ho studiato e svolto in prima persona l’esperienza del tirocinio.

Questo tipo di aggressioni non sono qualcosa di cui si parla come una problematica ed è proprio questo che evidenzia la necessità di sensibilizzare le persone: non viene nemmeno visto come un problema. Mentre invece dovremmo educare per prevenire ogni forma di violenza verbale e fisica.

Cosa stiamo facendo ora?

Il Ministero della Salute ha lanciato una campagna informativa con l’hashtag “La violenza non cura”. Questo non è che il primo approccio di divulgazione sulla gravità e sulle conseguenze degli atti di violenza, con il fine ultimo di ricostruire un rapporto di fiducia, promuovendo la figura del professionista sanitario e valorizzare il suo lavoro.

Inoltre, è stata indetta la Giornata nazionale di educazione e prevenzione contro la violenza nei confronti degli operatori sanitari e socio-sanitari, il 12 marzo.

Tuttavia credo si possa fare di più e basta il buon senso per capire quanto sia profondamente ingiusto e del tutto sbagliato fare del male a qualcuno, soprattutto se quest’ultimo dedica la sua vita nel salvare o nel rendere migliore la vita altrui. Non basta chiamarli eroi durante i momenti di tragicità, come una pandemia globale, ma è necessario apprezzare il loro lavoro ogni giorno. La violenza non è mai la soluzione.

Fonti
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Maria Maruccia

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