Ritratti del potere: dalla zecca romana alla BCE

Ritrattistica valutaria romana (1)

Indice

Dall’Oca alla Zecca: L’Origine della Moneta

Simboli e Potere: Le Incisioni come Strumenti di PropagandaLa parola “moneta” deriva da un appellativo latino che significa “colei che avverte”, ed era attribuito alla dea Giunone grazie ad un episodio storico davvero interessante.

Poco prima del 390 a.C. i Galli Senoni, guidati da Brenno, cercarono di conquistare Chiusi. La città chiese aiuto a Roma, la quale mandò allora tre diplomatici, che non svolsero però al meglio il loro lavoro. Uno di loro infatti, uccise uno dei capi dei Galli: il costume delle ambascerie non prevedeva morti, per cui Brenno, infuriato, chiese giustizia; giustizia che però non arrivò mai. Il capo dei Galli decise allora di voler assediare Roma, e farla cadere conquistando il Campidoglio, punto focale della città. Esso, anche se ben protetto, fu comunque raggiunto (forse grazie ad un passaggio segreto). Il console Furio Camillo era in esilio: non c’era dunque abbastanza tempo per mettere insieme un esercito e cacciare i Galli.

Ed è qui che compare Giunone: gli animali sacri alla dea, le oche, si misero a starnazzare così forte che svegliarono tutta la città: gli abitanti si mobilitarono per evitare il peggio. Per il finale dell’episodio le fonti non sono concordi: alcuni affermano che Furio Camillo arrivò in tempo e scacciò gli invasori verso nord, altri che Brenno riuscì invece a portarsi via tutto il bottino di guerra. 

In ogni caso ciò che è importante sottolineare è che Roma non cadde, proprio grazie all’avvertimento di Giunone. Quando sul Campidoglio fu aperta la Zecca, vicino al tempio di Giunone Moneta, fu un processo lineare e quasi scontato quello che portò a chiamare “moneta” il denaro che lì veniva coniato. 

Ma la moneta in sé nasce molto prima: secondo la leggenda essa fu coniata da Creso, re di Lidia, nel VII secolo. Da qui in avanti essa si diffuse prima nella civiltà greca e poi in tutto il Mediterraneo Occidentale. Fino all’avvento delle banconote, il valore monetario era dato, nella maggioranza dei casi, nel valore intrinseco del metallo insieme alla domanda e offerta del mercato. Un altro fattore su cui però vorrei concentrarmi è la stabilità politica dell’emittente, che ne poteva influenzare il valore. 

Simboli e Potere: Le Incisioni come Strumenti di Propaganda

Ma come faceva una persona comune ad osservare una moneta e capire da chi e da dove veniva emessa? Ciò avveniva grazie alle raffigurazioni incise su di esse.

Non si sa bene quali furono le prime immagini rappresentate: quello che è certo è che esse furono sin da subito necessarie. Erano importanti per varie ragioni:

  • Facilitare il commercio: le incisioni potevano indicare il valore della moneta e facilitare le transazioni commerciali senza l’uso di bilance.
  • Sicurezza: le incisioni potevano contenere elementi di sicurezza, come marchi distintivi o rilievi, per prevenire la contraffazione.

Il motivo più affascinante, per me, rimane però quello identificativo e propagandistico: le immagini e i simboli potevano essere utilizzati per promuovere il potere politico o la religione dell’emittente, identificando la sua autorità e conferendo alla moneta autenticità e legittimità. Le monete erano prodotte per essere guardate e analizzate. Alla persona istruita venivano fornite informazioni in forma di parole o immagini. Chi non sapeva leggere comprendeva dai tratti la personalità dell’imperatore e le sue attività nel tempo. 

Le prime monete romane rappresentano la testa di Roma elmata, inespressiva e convenzionale: essa aveva un significato simbolico. Dal III al II secolo circa, le incisioni rimasero banali. Fu dopo l’espansione romana in Grecia che Roma affermo una ritrattistica plastica e reale. Nei denari vengono rappresentate in maniera austera e maestosa figure di illustri personaggi, ovviamente non più in vita, per incutere rispetto e timore nei confronti del proprio territorio. Il primo atto politico svolto tramite la monetizzazione si ebbe con Giulio Cesare, che si fece rappresentare sui denari ancora in vita, cosa assolutamente vietata dalla legislazione romana. Cesare era diventato un simbolo, e lo sapeva: le monete erano il mezzo per divulgare questo credo. Il ritratto di questo tipo venne ripreso dai successori, e ogni imperatore darà una personale impronta alla rappresentazione non solo della propria figura, ma anche delle frasi, dei personaggi, dei monumenti, dei simboli che la accompagnavano. 

Nei secoli successivi, le lotte per la conquista del trono imperiale, le svalutazioni continue delle monete e le continue guerre, portarono ad un impoverimento delle incisioni. Con Diocleziano e Costantino si ritornerà ad una raffigurazione monetaria più significativa. In particolare il periodo costantiniano rappresenta, in tutta la ritrattistica monetaria romana, un importante momento di riflessione e di rielaborazione, in cui si afferma un nuovo canone iconografico destinato a un successo duraturo: in quest’epoca, infatti, giunge a maturità la definizione di un autentico volto imperiale, espressione organica e compiuta del potere del principe. A partire da questo momento e per i successivi tre secoli, il ritratto imperiale si sviluppa in modo sempre più indipendente dalle fattezze individuali dei singoli sovrani; non è più la persona del principe a dover essere universalmente riconoscibile, ma piuttosto la sua carica e la sua funzione: il ritratto dell’imperatore si svincola dal riferimento a un volto realmente esistente, per diventare espressione della suprema autorità in quanto tale. Costantino si distanzia  dal ritratto imperiale tetrarchico e dal messaggio politico a esso sotteso, che privilegiava la collegialità della funzione imperiale a scapito dell’individualizzazione dei singoli sovrani. 

Lo studio dei ritratti sulle monete, in questo caso romane, può fornire non solo informazioni sulla politica e sulla storia dell’epoca, ma anche sullo stato economico e sulla valuta monetaria in quel periodo.

Durante i periodi di stabilità economica e politica, la moneta romana tendeva infatti ad essere più stabile e ad essere coniata con materiali di valore come oro e argento. Inoltre, durante i periodi prosperi, le monete potevano essere emesse in maggiori quantita per sostenere l’economia in espansione. D’altro canto, durante i periodi di crisi o instabilità, la moneta poteva essere soggetta a svalutazione o diminuzione della quantità di metallo prezioso utilizzato nella coniazione, portando ad una diminuzione del valore della valuta. Questo può riflettersi anche nei ritratti sulle monete, che potrebbero essere meno elaborati o di qualità inferiore durante i periodi di declino economico.

La Moneta Oggi: Stabilità e Fiducia

Al giorno d’oggi, un po’ come nel passato, una valuta funziona esclusivamente se i cittadini possono fare affidamento sulla relativa stabilità (valore) e sicurezza (contro le falsificazioni).
Per “valore” si intende la quantità di merce acquistabile con una determinata somma di denaro; se questo subisce forti oscillazioni, i cittadini perdono fiducia nella moneta e cercano metodi di pagamento alternativi. Per questo motivo, tramite il controllo della massa monetaria o dei tassi guida, le diverse banche centrali garantiscono la stabilità del valore del denaro nel corso del tempo, compito che la Banca Centrale Europea (BCE) assolve per l’euro.

Oltre alla stabilità e alla sicurezza, il valore di una banconota è dato anche dall’accettazione della valuta, regolamentata per legge dagli Stati. In Italia, ad esempio, tutti sono obbligati ad accettare pagamenti in euro. Questi sono solo alcuni esempi: il valore monetario attuale si basa infatti su tantissimi fenomeni.

L’influenza di alcune personalità in questo ambito è ancora molto sentito. Importantissimo da citare il discorso di Mario Draghi del 26 luglio 2012 in occasione della global investment conference di Londra. Nel mezzo della crisi del debito sovrano in Europa, Draghi pronunciò la famosissima frase “whatever it takes”, che oltre a diventare la base per i meme più disparati, ha rappresentato una svolta nell’Eurozona, rappresentando la volontà  politica di difendere l’unità monetaria in un momento di forte instabilità.  Il mix di competenze in ambito economico e la sua personalità hanno valso a Draghi il riconoscimento come uno dei più grandi esempi di statista, economista e banchiere centrale a livello internazionale, oltre che uomo di grande statura intellettuale e morale.

Questo evento ci dimostra come in situazioni di crisi non solo le istituzioni ma anche la corretta lettura degli eventi del singolo e la capacità di affermare la propria personalità, possono davvero essere un catalizzatore importante, in questo caso verso l’unione monetaria, nel passato verso il suo valore stesso.

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