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Laureata in infermieristica, ma solo per il momento.

Maria Maruccia

I miei progetti:

Da novembre 2022 collaboro con il consulente finanziario Mirko Tessari per la realizzazione di articoli per il suo blog.

Link agli articoli scritti in collaborazione:

 

Da giugno 2023 collaboro con la pagina Ragionamenti Finanziari per la realizzazione dei contenuti.

Link ai contenuti scritti in collaborazione:

Condivido il mio percorso per prendere la certificazione IFTA I e II.

Trovi tutti i riassunti, i miei appunti e bigini nella sezione oikonopedia.

I miei articoli:

Salute

Sicurezza del personale sanitario

È capitato almeno una volta, ad ognuno di noi, di criticare o volgere lamentele sul lavoro svolto dal personale sanitario durante una prestazione, un ricovero, o durante l’attesa di ricevere un esito. A volte, queste lamentele si tramutano in aggressività verbale, mentre nei casi più estremi si ricorre alla violenza fisica. La crescita degli episodi di violenza contro gli operatori del settore sanitari. Il 62% degli operatori sanitari ha dichiarato di esser stato vittima di violenza sul suo posto di lavoro: la violenza verbale è la forma più comune di abuso, seguita poi da minacce, aggressività fisica e anche molestie sessuali. Gli aggressori sono pazienti, ma più comunemente i parenti ed i visitatori di questi ultimi. Le categorie preda di questi attacchi sono gli infermieri, il personale più a stretto contatto con il paziente durante il processo di cura, ma anche il personale del pronto soccorso e medici. L’INAIL ha registrato 4800 e più aggressioni dal 2019 al 2021. Ma cosa succede quando un operatore viene colpito fisicamente? Viene avviata la pratica di infortunio sul lavoro, spesso il professionista colpito è costretto ad assentarsi dal posto di lavoro. In un momento storico in cui la sanità risente della mancanza di personale, anche la sostituzione del professionista coinvolto nell’infortunio viene meno, riducendo la qualità dell’assistenza, aumentando i tempi di ospedalizzazione e quindi i costi e questo porta inevitabilmente ad ulteriore lamentele: un circolo vizioso! Reparti della sanità mentale. Un altro fenomeno da non sottovalutare è l’aumento delle aggressioni nei contesti psichiatrici e psicogeriatrici, dove il personale è sempre meno ed il malato imprevedibile. Manca del personale che vigili sulla salute e sicurezza degli operatori, ma anche degli altri utenti. Un esempio che mi è vicino è il paziente psichiatrico che ha, letteralmente, distrutto il Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura dell’Ospedale Civile Di Baggiovara, a Modena dove ho studiato e svolto in prima persona l’esperienza del tirocinio. Questo tipo di aggressioni non sono qualcosa di cui si parla come una problematica ed è proprio questo che evidenzia la necessità di sensibilizzare le persone: non viene nemmeno visto come un problema. Mentre invece dovremmo educare per prevenire ogni forma di violenza verbale e fisica. Cosa stiamo facendo ora? Il Ministero della Salute ha lanciato una campagna informativa con l’hashtag “La violenza non cura”. Questo non è che il primo approccio di divulgazione sulla gravità e sulle conseguenze degli atti di violenza, con il fine ultimo di ricostruire un rapporto di fiducia, promuovendo la figura del professionista sanitario e valorizzare il suo lavoro. Inoltre, è stata indetta la Giornata nazionale di educazione e prevenzione contro la violenza nei confronti degli operatori sanitari e socio-sanitari, il 12 marzo. Tuttavia credo si possa fare di più e basta il buon senso per capire quanto sia profondamente ingiusto e del tutto sbagliato fare del male a qualcuno, soprattutto se quest’ultimo dedica la sua vita nel salvare o nel rendere migliore la vita altrui. Non basta chiamarli eroi durante i momenti di tragicità, come una pandemia globale, ma è necessario apprezzare il loro lavoro ogni giorno. La violenza non è mai la soluzione. Fonti https://www.nbst.it/1560-violenza-contro-gli-operatori-sanitari-fenomeno-allarmante-e-sottostimato https://www.sanita24.ilsole24ore.com/art/lavoro-e-professione/2023-08-31/la-violenza-contro-operatori-sanitari-e-necessarie-tutele-minime-che-aziende-e-stato-dovrebbero-garantire-092540.php?uuid=AFzaEdh# https://www.ilrestodelcarlino.it/modena/cronaca/salute-mentale-il-grido-dallarme-centri-psichiatrici-insufficienti-e934ea12 https://www.quotidianosanita.it/m/lavoro-e-professioni/articolo.php?articolo_id=118557  

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Società

I numeri della sanità mentale

Il passato del tabù mentale Nel passato, avere un disordine psichiatrico era motivo di vergogna per chi ne era affetto e per la sua famiglia. Oltretutto, ammettere di avere un disturbo mentale, ti rendeva pericoloso agli occhi delle persone; infatti, era opinione comune che un “matto” potesse far del male a sé stesso e, peggio ancora, a chi gli stava accanto. Ancora oggi questi retaggi continuano ad essere presenti, nonostante siano numerosi gli interventi attuati contro questo fenomeno di stigmatizzazione. Tutto ciò fa sì che le persone non ricorrano all’aiuto e al supporto necessario, da parte di professionisti della salute. Terapie contemporanee, sfide giovanili e covid-19. Oggi sono diverse le terapie messe in atto per ciascuna delle numerose patologie esistenti, che variano per sintomatologia e gravità. È molto frequente, anche tra i giovani, l’insorgenza di disturbi psichiatrici come ansia, depressione, stati di angoscia e agitazione anche cronica che spesso si manifestano con crisi di panico o dipendenze. Nella società di oggi, si è molto più esposti e probabilmente, non sempre si è in grado di gestire le emozioni, sia proprie che altrui. È noto, inoltre, che anche il lockdown e l’isolamento sociale dovuti alla pandemia del coronavirus abbiano influito sul benessere psicologico degli individui. L’incertezza del domani, la chiusura forzata ha incrementato di oltre il 25% i casi di depressione, stress, disturbi dell’umore, del sonno.  I Limiti e le Prospettive del Supporto Finanziario e Governativo Il più delle volte, questi disturbi risultano risolvibili con l’aiuto di un terapeuta, uno psicologo e questi professionisti hanno un costo non sempre accessibile a tutti.  Si attesta che in Italia, tra il 2015 e il 2018, ciò che il governo ha speso per la salute mentale, si aggira intorno al 3,5% del fabbisogno sanitario nazionale; mentre nel 2019, nel periodo precedente alla pandemia, i valori erano del 3%. Nel 2022 il Governo Italiano ha stanziato circa 25milioni di euro nel tentativo di ridurre i danni causati dalla pandemia del coronavirus. Il “bonus psicologo” prevedeva una cifra di 600 euro per sostenere le spese delle sedute terapeutiche. Ciononostante, i fondi non erano sufficienti per coprire le spese di tutte le domande inoltrate; infatti delle 395mila ricevute, sono state accolte solo poche di più di 40mila. Per di più, a seguito di uno studio della commissione UE, si è evidenziato che delle quasi 400mila domande ricevute, ben 300mila provenivano da giovani di età inferiore ai 35 anni. Nel 2023, dopo la Legge di bilancio, i fondi sono raddoppiati con il solo scopo di soddisfare più richieste possibili, ma ciò non è ancora sufficiente. In Europa, l’Italia è uno degli stati che si dedica meno alla salute mentale con il suo 3,4% della spesa sanitaria, a differenza di quei paesi che, invece, vi dedicano più del 10%. Credo che ad oggi, ci si sta muovendo nella maniera più ottimale per poter fronteggiare l’incremento o il peggioramento di disordini mentali, ma è necessario fare di più come ad esempio, aumentare le campagne di sensibilizzazione; incrementare gli interventi già attuati, come appunto, il bonus psicologo; erogare fondi da investire nelle strutture territoriali e nell’aumento del personale sanitario. La salute è un bene fondamentale e non va tralasciato.  Fonti https://www.politichegiovanili.gov.it/comunicazione/news/2022/10/bonuspsicologico/

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