Real World Assets

ASSET TRADIZIONALI SULLA BLOCKCHAIN – IL FUTURO? Gli asset di cui andremo a parlare in questo articolo rispecchiano in toto tutto quello su cui può investire l’essere umano al giorno d’oggi: dal classico titolo di stato fino alle royalties degli autori, dagli immobili fino alle stock option. Come possiamo però rendere “future-proof” tutto questo? La risposta molto probabilmente è già nel titolo: la Blockchain. COS’E’ LA BLOCKCHAIN? Per farla breve e senza usare paroloni, immaginate di avere un registro digitale, immutabile e permanente che tiene appuntate tutte le operazioni e/o transazioni, e in esse le informazioni, che sono state in esso compiute dai cosiddetti “contratti intelligenti” ed elaborate dai “validatori”. Il tutto viene poi trasformato in stringhe di codici alfanumerici per rendere più sicure e trasparenti queste informazioni. Vige infatti il principio della “verità crittografica”, ovvero il principio nel quale il codice con cui è stata costruita la blockchain funziona senza bisogno di garanzie e fiducia di terzi (CHAINLINK BLOG). COME POSSIAMO INTEGRARE GLI ASSET SULLA BLOCKCHAIN? Ovviamente, per ogni tipo di asset, varierà il meccanismo con cui viene integrato nella blockchain e reso disponibile a tutti. Faremo quindi due esempi che vengono dalle idee uscite in questi ultimi tempi: uno per un asset finanziario, il classico titolo di stato, e uno per un asset reale, ovvero un immobile. Partiamo dal titolo di stato. Siccome siamo (orgogliosamente) italiani, utilizzeremo il nostro amato BTP. All’emissione, si effettuerà la classica asta dove vengono raccolti capitali tramite gli ordini effettuati sul MOT dalle Società di Investimento o dalle banche. Contestualmente, vengono emessi i “Token” sulla blockchain, ovvero delle rappresentazioni digitali del titolo che garantiscono all’investitore la proprietà dell’asset e, di conseguenza, tutti i diritti e i doveri che quell’asset permette di esercitare una volta acquistato. Ora invece passiamo all’immobile, e per questo esempio prenderemo una villetta bifamiliare. Normalmente, il futuro proprietario di un immobile deve eseguire dal notaio l’atto che ne attesterà la sua proprietà, pagandolo migliaia di euro e rimanendo schiavi della burocrazia di queste procedure. Con la Blockchain è il Token che attesta la proprietà viene acquistato dal futuro proprietario. Egli si ritroverà nel proprio portafoglio virtuale (o wallet) questo asset digitale che automaticamente, al momento dell’acquisto, attribuisce al proprietario tutti i diritti e i doveri che sono garantiti normalmente quando si possiede un immobile di questo tipo. Il proprietario poi potrà decidere se rivenderlo tutto o, essendo in questo caso la rappresentazione di una villa bifamiliare, venderne metà per concedere ad un’altra famiglia di abitare nell’altra metà della sua proprietà. Può anche decidere di dare in affitto questa metà, rimanendo proprietario della villa intera e incassando una rendita immobiliare. CHE VANTAGGI E SVANTAGGI CI SONO? NON E’ TROPPO COMPLICATO? I vantaggi principali sono evidenti: snellire la burocrazia e i costi annessi aumentare la tracciabilità e la sicurezza delle operazioni aumentare la scalabilità permettendo un’esecuzione delle compravendite più veloce aumentare ed unificare maggiormente la liquidità del mercato Attualmente, con le regolamentazioni stringenti in vigore, bisogna considerare l’aspetto normativo di questo sistema: non è infatti presente, al giorno d’oggi, alcuna direttiva o regolamento che definisca anche solo la modalità di utilizzo della Blockchain negli ambiti più importanti e di maggior impatto come la finanza. Tuttavia, come ci si poteva aspettare, gli ultimi regolamenti che vengono fatti riguardano l’antiriciclaggio e il tentativo (quasi inutile) di arginare l’operatività malevola e criminale. Gli altri possibili svantaggi possono essere il rischio e la complessità di questa nuova tecnologia. Va però detto che, prima della bolla Dot-Com in cui Internet era la nuova tecnologia dirompente, questi svantaggi andranno man mano a scomparire con l’adozione di massa e il passare del tempo. Le persone, infatti, si adatteranno ai nuovi standard di tecnologia, una volta adottata su larga scala, come hanno fatto con Internet e i PC. IN CONCLUSIONE Ci si può aspettare sicuramente un avanzamento prorompente di questi asset nella Blockchain. I primi esperimenti sono già iniziati da anni e, negli ultimi mesi, le banche centrali e i grandi fondi d’investimento stanno investendo i loro capitali per poter offrire questo tipo di prodotti ai propri clienti. Un esempio è proprio Bankitalia che, l’anno scorso, ha emesso i primi bond sulla blockchain Algorand. FONTI https://www.chainalysis.com/blog/asset-tokenization-explained/#risks https://blog.chain.link/what-is-cryptographic-truth/ https://blog.chain.link/real-world-assets-rwas-explained/ https://www.nasdaq.com/articles/how-is-rwa-real-world-asset-tokenization-disrupting-industries
Collasso FTX – Alameda Research

In questo articolo cercheremo di andare a fondo alla questione FTX, cercando di capire cosa è successo al secondo Exchange di criptovalute più importante per volumi. Cercheremo di andare in ordine cronologico per avere un quadro chiaro degli eventi accaduti. Indice Situazione prima del crollo. Come abbiamo detto sopra, esso era il secondo Exchange centralizzato più importante dopo Binance, soprattutto perché costituiva un punto di riferimento per il trading di derivati. Come ormai tutti i CEX, FTX possedeva il suo token di riferimento, $FTT. Le sue tokenomics e la sua centralità all’interno della piattaforma rispettano più o meno quelle del token di Binance, $BNB. Infatti, detenere i token di FTX comportava sconti sulle fees e altri vantaggi, così come il suo burn avveniva tramite la compravendita degli strumenti presenti sull’Exchange. Va però specificato che BNB ha usecase molto più importanti di $FTT, in quanto ha anche una propria blockchain. Abbiamo anche nominato Alameda Research, ma cosa c’entra in tutto questo? Beh, il CEO di FTX è lo stesso di Alameda. Costui è Sam Bankman-Fried, con un patrimonio che si aggirava intorno ai 15 miliardi di dollari. Alameda si occupava di trading quantitativo sulle criptovalute, ed era uno dei principali investitori del token $FTT. Questo è uno dei punti chiave, in quanto è uno dei principali motivi del caos successo in questi giorni. Di seguito ripercorreremo gli eventi più salienti in ordine cronologico, successivamente faremo un’analisi dettagliata, con operazioni e movimenti, che hanno portato al crollo di FTX. Cosa è successo: 6 Novembre: primo Tweet di CZ (Changpeng Zhao), CEO di Binance Inizia tutto da qui, con un Tweet di Changpeng Zhao. Dichiarava testuali parole: “Inizieremo a liquidare la nostra posizione in $FTT perché non supportiamo le persone che fanno pressioni alle spalle degli altri big player dell’industria”. Questo ha scatenato un sell-off che ha portato il token a fare un -8%. A seguito dello spostamento di questi milioni di token, il CEO di FTX (per semplicità lo citeremo come “SBF”) twitta dicendo che CZ sta giocando sporco. I principali motivi della liquidazione da parte di Binance sono i seguenti: ⦁ Secondo le loro analisi, FTX si era rivelato finanziariamente “instabile” (più avanti nell’articolo scopriremo come e perché) ⦁ Era un’operazione di risk management che voleva evitare gli stessi errori commessi nel caso Terra ($LUNA, $UST). Questo motivo è anche una sorta di accusa molto pesante verso FTX, dato che il crollo dell’ecosistema LUNA è stato molto controverso e presuppone che il suo ideatore, Do Kwon, avesse premeditato tutto e prelevato miliardi di dollari prima del crollo generale. 7 Novembre: SBF cerca di rassicurare tutti La prima risposta non tarda ad arrivare: si dichiara infatti che non ci sono problemi di liquidità e che sono tutti rumors falsi, con alcuni dettagli che poi scopriremo essere non sufficienti. 8 Novembre: il crollo Ironia della sorte, SBF si rimangia tutto e chiama in aiuto Binance, dicendo che lo aiuterà a ricoprire i debiti e i prelievi degli utenti, ringraziando inoltre CZ per il lavoro che ha svolto in questi anni. Questo però non serve a fermare le liquidazioni che stanno avvenendo su $FTT e $SOL prime fra tutte, anche per mano di Alameda, detentore di una grossissima fetta di questi due token. Dopo il soccorso annunciato, Binance si tira indietro dopo aver visto la situazione contabile di FTX. Quest’ultimo infatti, come detto anche da SBF, ha bisogno di un capitale che va dai 5 ai 9 miliardi di dollari, per coprire i debiti e i prelievi degli utenti. Justin Sun si offre come candidato Il creatore della chain TRON si butta nell’affare miliardario, dopo che la Security and Exchange Commission annuncia di iniziare un’investigazione nel caso. Esso vuole garantire innanzitutto il funzionamento dei prelievi 1:1, facendolo però tramite gli asset della sua chain ($TRX, $USDD, $JST quelli più importanti). Dopo questa notizia, il prezzo di $TRX su FTX vola dai circa 6 centesimi fino ai 4 dollari, significando l’acquisto massiccio degli utenti nella speranza di riuscire a prelevare i loro fondi. Ad ora però, non vi è nulla di concluso. SBF sembra voler ingannare tutti Si teorizza, nei giorni successivi, che il CEO abbia premeditato tutto: si sostiene infatti che abbia aperto una “backdoor” all’interno dei sistemi interni di sicurezza dell’Exchange per poter prelevare fondi senza che gli auditor finanziari se ne accorgessero. Ci sono stati altri episodi come il presunto riciclaggio di denaro che avveniva tramite le donazioni in crypto all’ucraina che investiva su FTX. Non ci addentreremo in questioni politiche, ma le accuse sono molto gravi sotto tutti i punti di vista. Un insider afferma inoltre che gli stipendi ai dipendenti venivano pagati direttamente sulla piattaforma di FTX, e che gli veniva assicurato il fatto che esso fosse sicuro come una banca. Cattiva gestione dei fondi di Alameda. Alameda si definisce come un “market maker e azienda di trading quantitativo”. Era si uno dei principali market maker di FTX, ma il suo “trading quantitativo” era in realtà una procedura molto semplice per cercare utile: investire milioni in blockchain start-up e progetti innovativi nei round di private sale per poi avere un guadagno enorme una volta sviluppati. C’è anche dell’assurdo: in un’intervista di 5 mesi fa, la Co-CEO di Alameda dichiara “non abbiamo grandi strumenti per il risk management e tendiamo a non usare manovre per contenere le perdite (stoploss ndr.). Analisi. Partiamo con quest’immagine, che mostra la supply attiva di $FTT nel tempo. Balza all’occhio un aumento del +124,3% della supply circolante circa 40 giorni prima del caos, per un valore di circa 8,6 miliardi di dollari (al prezzo di corrispondenza). Secondo CoinMetrics, è stato il più grande movimento di $FTT e uno dei più grossi movimenti giornalieri sulla rete ERC-20 che si siano mai registrati. Questo non è un fattore che influisce direttamente sul prezzo dell’asset, in quanto questi token non stati venduti a mercato. Lo influenza però indirettamente, in quanto diluisce $FTT in maniera considerevole, e quindi vi è la persistente possibilità che questi vengano venduti da Alameda
BFT: Byzantine Fault Tolerance

Le blockchain sono network distribuiti dove i partecipanti devono concordare regolarmente sull’attuale stato di essi, ovvero devono raggiungere il consenso. Tuttavia, raggiungerlo in modo sicuro ed efficiente non è affatto facile. La domanda che ci poniamo e che a cui cercheremo di rispondere in questo articolo è: come può un network distribuito di nodi (in questo caso una blockchain) concordare su una decisione se alcuni dei nodi potrebbero fallire, smettere di funzionare o agire in modo malevolo? Il problema dei Generali Bizantini è stato ideato nel 1982. Si tratta di un dilemma logico dove un gruppo di generali bizantini potrebbe avere problemi di comunicazioni quando cerca di accordarsi sulla prossima mossa da fare. Ipotizzando quindi che i generali devono decidere se attaccare o difendersi, l’importante non è cosa facciano ma che raggiungano il consenso, che tutti concordino su una decisione comune per eseguirla in modo coordinato. Gli obiettivi quindi sono: Ciascun generale deve decidere se attaccare o difendersi (si; no); Una volta presa la decisione non si torna indietro; Tutti i generali devono concordare sulla stessa decisione ed eseguirla in modo sincronizzato Il problema è che uno o più generali potrebbero inviare messaggi falsi per confondere gli altri generali, agendo in modo disonesto e causare un fallimento. Applicando il problema al contesto blockchain, ogni generale è un nodo del network ed essi devono raggiungere il consenso sull’attuale stato di sistema. La maggioranza di questi nodi quindi deve concordare ed eseguire la stessa azione in modo coordinato per evitare il fallimento e collasso della blockchain. L’unico modo per raggiungere questo consenso è avere almeno i due terzi dei nodi affidabili. La Byzantine Fault Tolerance, o BFT, è quindi la proprietà del network di resistere ai fallimenti derivanti dal Problema dei generali descritto sopra. Un sistema BFT è in grado di operare anche se alcuni nodi falliscono o agiscono in malafede. Esistono più soluzioni a questo problema, queste soluzioni vengono adottate tramite gli algoritmi di consenso. I più famosi sono il Proof of Work e il Proof of Stake. Li tratteremo nel dettaglio in un nostro articolo dedicato proprio alla ricerca, allo studio e alla comprensione di questi algoritmi, per capire i vantaggi, gli svantaggi che portano ai network dove sono adottati e per capire anche come essi cerchino di risolvere il Blockchain Trilemma. Fonti: https://academy.binance.com/it/articles/byzantine-fault-tolerance-explained
APTOS: progetto bomba o flop?

Indice Cos’è Aptos. Aptos è un rivoluzionario Layer 1 che mira il proprio focus sui pagamenti digitali, sull’integrazione dei propri servizi a livello aziendale e, soprattutto, all’adozione e facilità d’uso. Il progetto viene sviluppato da ex membri di Meta che vorrebbero riproporre uno dei più grandi progetti fallimentari della società: la stablecoin DIEM. Per fare questo, hanno deciso di costruire una blockchain che non mirasse solo alla stablecoin stessa, ma che avesse un digital asset nativo ($APT) con cui pagare le commissioni on-chain. Si definiscono inoltre i “Solana Killer”, mirando a superare di gran lunga i TPS (Transaction Per Second) di quest’ultima. Dei 100mila TPS promessi però non vi è neanche l’ombra; infatti, sono stati raggiunti a malapena 45 TPS. In precedenza, il progetto era riuscito ad accaparrarsi una somma considerevole da alcuni dei più importanti Venture Capital come a16z o DragonFly Capital, mentre con l’attuale rivoluzione hanno raccolto oltre 350mln di dollari anche da Binance e FTX Ventures. La domanda che mi faccio e a cui voglio rispondere in questo articolo è: hanno investito sfruttando la FOMO oppure c’è realmente sostanza dentro questa blockchain? AptosBFT: algoritmo di consenso di Aptos. Partiamo col dire che, pur essendo un Layer 1, Aptos non viene sviluppato su Solidity (linguaggio di programmazione utilizzato per sviluppare su Ethereum) ma su Move. Quest’ultimo venne usato per sviluppare il precedente progetto Diem. Il meccanismo di consenso viene quindi ripreso a quello di Diem (DiemBFT) non solo per il sopracitato motivo, ma anche per il fatto che alcuni sviluppatori di Aptos erano proprio quelli che lavoravano in Meta e avevano creato Diem. AptosBFT si basa su HotStuff, un miglioramento del sistema di consenso PracticalBFT (pBFT). In breve, il primo è il miglioramento del secondo che è il miglioramento del terzo. Il pBFT si basava sulla regola base del Proof of Stake: non avere più di 1/3 di nodi malevoli (al contrario del <50% su Bitcoin). Inoltre, esso introduceva un sistema per cui i nodi venivano classificati in “primari” e “secondari”. Aptos introduce quindi, oltre al già migliorato HotStuff che garantisce un’altissima velocità di comunicazione fra nodi(per questo assicuravano più di 100.000 TPS), velocità di comunicazione superiori e un sistema di rotazione dei validatori e degli utilizzatori della blockchain per garantire un ulteriore livello di sicurezza. Se tutto ciò ti sembrasse arabo: qua trovi la spiegazione del BFT e a breve troverai anche alcuni articoli che ti chiariranno cosa sono i meccanismi di consenso su blockchain. Articolo sul BFT Tokenomics. Le Tokenomics sono state rese pubbliche soltanto pochissimi giorni prima dei listing sui principali Exchange, il che è stato molto sospetto. Vediamole insieme. L’allocazione avviene come descritto dal grafico: 02% alla Community 19% ai Core Contributors 5% alla Aptos Foundation 48% agli Investitori Come vediamo da questo grafico invece, la supply iniziale è stata fissata a circa 1 miliardo di token $APT, è costantemente inflazionata e NON è fissa. Le staking reward, erogate per permettere al protocollo di funzionare tramite AptosBFT, il meccanismo di consenso proprietario di Aptos, sono fissate al 7% e annualmente si riducono dell’1,5% fino a raggiungere un minimo del 3,25%. Queste reward e riduzioni di APY vanno anche in base agli $APT messi in staking e alla performance del protocollo. Inoltre, le fee di transazione vengono attualmente burnate. In base a questi settaggi, la supply finale stimata fra 10 anni sarà poco più di 1,5mld di token $APT. Questi parametri possono essere modificati tramite on-chain governance. La distribuzione per i Core Contributors e gli Investitori è frazionata mensilmente e non erogabile fino al dodicesimo mese dall’uscita della Mainnet. Ti propongo, qui di seguito, se mastichi un po’ di inglese, un’analisi della tokenomics e una comparazione con i listing di $ICP (Internet Computer Protocol) e $GLMR (Moonbeam) fatta da un utente della community di Aptos. [pdf-embedder url=”http://oikono.org/wp-content/uploads/2022/11/Aptos-Tokenomics-Analysis.pdf” title=”Aptos Tokenomics Analysis”] Listing: com’è andata? La notte del 19/10 viene listato il token $APT su tutti i principali CEX. Schizza facendo numeri paurosi, poi in un minuto crolla. Così avviene in quasi tutti i listing. Qui però ci sono tanti motivi da additare al crollo, e questi potrebbero giustificare un ulteriore ribasso costante e duraturo sul token. Andiamoli a vedere insieme. NB: i prezzi di listing di partenza e i massimi raggiunti sono diversi per ogni Exchange. Qui prendiamo in considerazione il mercato SPOT di FTX [APT/USDT] Tokenomics inflattiva e tutto sommato non ponderata correttamente Movimenti attuali dati dalla FOMO Airdrop. Questi ultimi venivano dati a chi eseguiva dei task, come ad esempio partecipare alla Testnet. Essi sono stati tra i 150 e i 300 token per utente, una cifra considerevole che e’ stata subito venduta non appena ci sono stati i listing. Il suo probabile futuro. Questo ecosistema ha ricevuto ingenti somme di denaro per essere finanziato, questo è un probabile indicatore che qualcosa di innovativo c’è. Il tanto disappunto viene dalle tokenomics non all’altezza e dai TPS dichiarati abbastanza ridicoli. In ottica di fondamentali possiamo dire che ci possono essere miglioramenti, lo stesso PancakeSwap vuole approdare su Aptos, e come lui tanti alti progetti. Ha un competitor non da sottovalutare, Sui, anch’esso guidato da tanta FOMO. In ottica speculativa, non ci sono motivi per cui il prezzo debba crescere nei prossimi mesi. Essendo un token molto inflattivo, l’unica speranza di vederlo fare nuovi massimi e’ una bullrun, cosa che non accadra’ nei prossimi mesi sicuramente.
NEXO sanzionata

Durante l’ultimo anno molti Exchange sono stati sanzionati dalle autorità di audit competenti per i motivi più disparati alla base dei quali sicuramente emerge la scarsa regolamentazione che pervade più generalmente il mondo crypto e web3.In questo vortice degli Exchange centralizzati a rischio sanzione è entrato pure Nexo. Cosa è successo: Nel caso di Nexo, l’azione legale viene perpetrata da alcuni stati americani come New York e California, che lo accusano di diverse azioni illegali che sarebbero state intraprese negli ultimi mesi. La più rilevante: la compravendita di prodotti definiti dai regolatori americani come “securities”. Non essendo questi prodotti registrati ufficialmente come tali, il lender di Criptovalute rischia di vedersi sommerso dalle accuse degli stati americani. Infatti, le securities negli USA vanno registrate come tali. Coloro che vendono prodotti che hanno i requisiti di securities, ma che non vengono registrati legalmente come tali, sono soggetti a sanzioni. Si ipotizza inoltre che, fino al 31 Luglio 2022, gli account attivi (soltanto in California) ammontano a circa 18000, contando investimenti totali per oltre 170 milioni di dollari.In un annuncio, il procuratore generale dello stato di New York Leticia James, ha intrapreso un’azione legale pesantissima proprio contro Nexo, accusandolo di “aver violato la legge e truffato gli investitori, raccontando falsita’ sulle proprie licenze e registrazioni in possesso. Nexo deve necessariamente fermare le sue operazioni e proteggere gli investitori”. Di fatto si cerca quindi di vietare in toto l’uso del lender nello stato sopra menzionato. La risposta di Nexo non si e’ fatta attendere e, il co-founder Antoni Trenchev, ha assicurato che “considerando le condizioni di mercato attuali e i numerosi casi di bancarotta (vedi Celsius), stiamo collaborando con i regolatori statunitensi al fine di assecondare le loro richieste e proteggere gli investitori” Vedremo come si sviluppera’ la faccenda, terremo aggiornato l’articolo in caso di news.
DAO: cos’è, come funziona e la sua storia.

Table of Contents In questi ultimi anni abbiamo visto nascere come funghi queste nuove piattaforme: le DAO, una rivoluzione nel mondo DeFi e non solo. La prima, però, risale al lontano 2014 ed è TheDAO. Che cos’è una DAO? In inglese Decentralized Autonomous Organization, una DAO è un’organizzazione autonoma e decentralizzata. Autonoma perché è dotata di un software che è in grado di gestire autonomamente l’organizzazione, ideato in modo tale che essa sopravviva senza l’intervento umano all’interno di essa. e Decentralizzata perché priva di un ente centrale che ne comandi l’operato. Solitamente questo viene garantito dalla “governance”, ovvero un sistema di autorizzazione o veto a modifiche all’interno dell’organizzazione. Le decisioni vengono prese a seguito di votazione a cui hanno accesso tutti coloro che detengono il potere di voto, che molto spesso puo’ essere rappresentato da dei Token o Shares. La Storia in breve. La prima DAO, TheDAO, fu fondata nel 2014 sulla blockchain di Ethereum. Ancora oggi una delle più famose ed è ricordata per alcuni eventi molto particolari: Offrendo il proprio token a chi avesse messo $ETH in raccolta: vennero raccolti 150 milioni in Ethereum in soli 15 giorni. Ha perso circa 50 milioni di dollari a seguito di un attacco hacker alla blockchain di Ethereum. A seguito di questo episodio la soluzione fu drastica: venne creato un Hard Fork di Ethereum e il vecchio codice hackerato venne lasciato indietro, cambiando il nome alla chain in Ethereum Classic. Per consultare tutte le DAO esistenti, esiste un sito molto completo, deepdao.io, dove è possibile consultare tutte le loro caratteristiche. Risvolti nel mondo societario-imprenditoriale in Italia. Si può adottare una DAO nel mondo corporate? Come evidenziato in parte della letteratura sull’argomento, la necessità di costituire un ente a responsabilità limitata ha lo scopo di evitare il rischio che una organizzazione di persone che svolgono “insieme” attività di impresa possa essere qualificata alla stregua di una società in nome collettivo irregolare. Infatti, questo comporterebbe il rischio che qualsiasi token holder, anche chi che ne possiede una quantità veramente ridotta, possa essere considerato illimitatamente responsabile per tutte le obbligazioni sociali. In altre parole, il rischio è che il rapporto fra i possessori di token della DAO venga qualificato alla stregua di una società di fatto; evento questo che avrebbe come conseguenza la responsabilità illimitata di tutti i soci/possessori dei token della DAO. Tralasciando i ragionamenti in merito alla necessità che la DAO non sia “totalmente autonoma” (in questo caso, infatti, sarebbe un algoritmo a dover essere qualificato come imprenditore/amministratore della società e ciò, allo stato italiano, non sembra essere ammissibile), il vero problema riguarda la scelta del modello societario più adatto. Non sembrerebbe, infatti, possibile costituire una DAO come S.P.A. e nonostante l’astratta possibilità di far circolare le azioni della società tramite token, la necessità che una S.P.A. sia gestita da un consiglio di amministrazione o da un amministratore unico si scontra con la natura decentralizzata dell’ente. Il problema dell’amministrazione dell’ente può invece essere risolto tramite la costituzione di una S.R.L. In questo modello, infatti, è possibile che i soci si occupino direttamente dell’amministrazione. Non è quindi necessario preoccuparsi dell’istituzione di un organo centralizzato, che intacchi la natura “decentralizzata” dell’ente. Le problematiche maggiori si rinvengono andando a considerare la possibilità di far circolare le quote di questa S.R.L. attraverso la loro incorporazione nei token. Quindi, di fatto, l’idea rimane tutto sommato rivoluzionaria: avere le quote della nostra società su blockchain consentirebbe: Tracciabilità dei propri acquisti/vendite immediata e sicura. Maggiore velocità e minori costi di esecuzione degli ordini. L’eliminazione di intermediari finanziari (banche, fondi di investimento…). Purtroppo, però ad ora non è nulla di concreto e attuare una soluzione simile porterebbe problemi legali.
Ooki DAO: la prima DAO sotto processo

Indice Ebbene sì! Proprio la settimana scorsa, la CTFC americana ha chiamato in giudizio Ooki DAO. Ma andiamo a vedere insieme cosa significa davvero e quali sono le implicazioni di questa mossa. Iniziamo dal principio: chi sono le parti in causa? La CTFC è la Commodity Futures Trading Commission: ovvero l’agenzia federale americana indipendente posta a tutela degli investitori nei mercati futures. VS Una DAO, dall’inglese “Decentralized Autonomous Organization”, è un’Organizzazione Autonoma e Decentralizzata. Ooki DAO è quindi una delle tante piattaforme DeFi, fondata nel 2021, particolarmente amata per le sue diverse possibilità di utilizzo. Se non sai che cos’è una DAO dai un’occhiata qui: Cos’è una DAO Che cosa è successo? In parole semplici: la CFTC ha avviato una causa contro Ooki DAO e gli holder del suo token $OOKI, imputando di pesanti accuse la piattaforma e i suoi fondatori. I capi di accusa da cui dovranno scagionarsi sono molteplici, tra questi sono accusati di aver aggirato le leggi antiriciclaggio ed aver operato sul lending protocol e sulla DAO senza avere la compliance richiesta dalla regolamentazione degli Stati Uniti. In realtà questa azione legale deriva da una sanzione che risale nel 2020, quando questa DAO, che al tempo si chiamava bZX e conteneva un protocollo di lending nominato bZeroX, venne hackerata tramite un exploit. Secondo la giustizia americana questo attacco poteva essere evitato e di conseguenza multò questa organizzazione per 250mila dollari, riconoscendoli di fatto colpevoli. Per non pagare questa multa, bZeroX avrebbe trasferito le responsabilità e le proprietà alla propria DAO che in seguito diventerà proprio Ooki DAO. In tutto ciò c’è da precisare che non tutti i commissari sono concordi con le decisioni e le azioni intraprese dalla commissione americana, accusando quest’ultima di non avere l’autorità di ritenere responsabili gli holders del token $OOKI delle violazioni che potrebbero essere state commesse proprio dai soli fondatori. Cosa succederà se dovesse andare in porto la causa avviata dall’agenzia americana? In realtà qualsiasi sia l’esito, questa causa costituirà un precedente per tutte le altre DAO (es. Maker DAO, forse la più rilevante fra tutte, anche per l’emissione della propria stablecoin $DAI). Se le accuse andassero in porto, però, questo comporterebbe sicuramente una serie di provvedimenti restrittivi a sfavore di chi opera sul suolo statunitense. Analisi del grafico. Per quanto riguarda il suo token proprietario invece, non ci sono stati sviluppi rilevanti, nonostante ci si potesse aspettare dei movimenti bruschi, causati proprio dai vari rumors. Infatti, analizzando il grafico, escludendo il generale trend ribassista che caratterizza questa fase di mercato, non riscontriamo particolari anomalie dovute a questo evento. Da ciò potremmo concludere che nonostante tutto c’è quindi fiducia nella DAO e nel progetto. Tuttavia sarebbe una conclusione un po’ azzardata e nonostante il sentimento rimanga neutro ad oggi il fear index riferito a $OOKI riporta un alto tasso di paura, l’unica cosa certa è che possiamo prospettare di veder continuare i ribassi che seguono il trend di recessione, ma con tutta probabilità ci sarà da aspettarsi qualche movimento significativo all’uscita di novità più certe. Fonti utilizzate: https://it.scribd.com/document/596165700/En-Fook-i-Complaint-092222 https://www.theblock.co/post/172274/cftc-files-lawsuit-against-decentralized-autonomous-organization* https://coincodex.com/crypto/ooki-protocol/price-prediction/